Appoggiò con delicatezza sul marmo i fiori vecchi e appassiti. Prese il vaso, lo sciacquò e riempì alla fontanella e tornò a sedersi. Inserì i fiori freschi a uno a uno, cercando una composizione che le piacesse. A volte li avvicinava al viso per sentirne il profumo.
Sola, in quel silenzio tra le montagne, compiva gesti abituali con lentezza per stare con sé e insieme a lui che riposava. Sentiva la brezza sul viso e tra i capelli e le sembrava di tornare ad un senso di pace e di armonia. Di quella vita, il tempo addolciva i ricordi più sereni e sfumava quelli dolorosi. E quando questi si affacciavano crudi, li respingeva con quella forza che essi stessi le avevano donato.
Le sembrava che ogni passo, i sorrisi e i pianti, i momenti di solitudine e l’inesauribile passione di vivere la avessero corazzata e preparata a nuove vite da cui si aspettava tanto. Forse tutto quello di cui aveva sempre sentito la mancanza. A volte si entusiasmava e immergeva tutta l’anima in passioni avvolgenti che sembravano perderla, ma poi ritrovava assenze che rievocavano soffocanti solitudini e tornava sui suoi passi.
Seduta sul sepolcro, sola sui monti ventosi, riviveva nel cuore l’eco delle sue battaglie.
Guardava l’orizzonte e si sentiva bene. Ancora fresca e vitale. Sopravvissuta e forte.
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Giorgio Alessandrini, 6 agosto 2025