Nell’intensità di quegli istanti ritrovava perfettamente sé stesso.
Matto e ferito, lacero e randagio, dolce e premuroso, spudorato e appassionato, impertinente e irrequieto.
Lui, con i suoi tagli e sporco di sangue.
Lui che non frenava, perché se in curva non veniva il batticuore era come vegetare.
Lui che non dormiva e vagava nella notte.
Un’altra persona, un’altra vita.
Equilibrio, abitudini, senso di responsabilità : tutto ciò non era andato perduto.
Era come se fosse stato messo per sbaglio in soffitta, tra polverosi bauli riempiti di voci, paesaggi, colori, profumi del passato.
Ora rimaneva in lui una maggiore attenzione per l’ebbrezza di tutte le emozioni e le sensazioni che percepiva da un mondo circostante diverso da quello che aveva immaginato.
La curiosità per gli effetti che avevano su di lui oltrepassare nuove soglie, addentrarsi in boschi fitti e bui, visitare nuovi reparti dell’amore.
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Giorgio Alessandrini, 2 novembre 2012