martedì 16 aprile 2024

Il suo castello

Armature, protezioni e prigioni

Il suo castello
C’erano sere in cui, rientrando tardi dal lavoro, lasciava il giaccone sulla prima poltrona, prendeva qualcosa da bere e si abbandonava sul divano. Nel silenzio e nella penombra delle luci che filtravano dalle vetrate, pensava che l’insopportabile retorica del medioevo che avanza avesse un fondo di verità nel privato di ognuno. 
Così si sentiva in quell’istante: costretto dalle armature, dalle corazze e dalle maglie di ferro che la vita gli aveva fatto indossare per proteggersi. E di cui non vedeva l’ora di liberarsi, radunando le ultime energie. Ne sentiva il peso nel cuore come se le indossasse davvero. Una prigione di ferro che i suoi più intimi aneliti non riuscivano a valicare. Non trovava più il senso di una vita così diversa dalla fiducia e dall’incanto della gioventù, ma i tagli e le ferite che si era procurato negli anni gli avevano insegnato a salvaguardarsi. 
Ora però era nel suo castello, e poteva liberarsi di tutto. Poteva lasciar riemergere la sua anima più nascosta. Poteva ascoltare i battiti ricolmi dell’amore indifeso e puro attraversare la pelle e riempirne le stanze. 
La raggiunse sul letto. La guardò dormire alla luce del camino acceso e la svegliò sfiorandole il viso con le labbra. Lei ritrovò subito nei suoi occhi quello stato del cuore di cui si era innamorata da ragazza. Quello sguardo dell’anima a cui aveva sempre donato tutta sé stessa. 

18 marzo 2018

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Giorgio Alessandrini

Analista dati delle politiche per il lavoro per la Regione Emilia-Romagna. Ex funzionario amministrativo di INA-Assitalia, poi Generali. Appassionato delle vette e del mare; di emozioni; della vita. E di politica come strumento di risoluzione dei problemi reali.

© Giorgio Alessandrini 2017
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